
La sacra e venerata immagine della Madonna delle Grazie è una statua lignea di Maria con il bambino in braccio con fare benedicente. Viene custodita in una nicchia nella cappella a lei dedicata, nel santuario di Santa Maria delle Letizie, nascosta dietro una tavola in legno affrescata con la sua immagine. È l’oggetto sacro più venerato da tutti gli artenesi.
Questa devozione si intreccia anche con le diverse tradizioni che l’accompagnano, di cui, la più particolare è, sicuramente, il fatto che la statua può essere trasportata solo da persone scalze. Il motivo è da rintracciare nella tradizione, tramandata da generazioni, sul suo ritrovamento. Questa narrazione vuole che la statua della Madonna delle Grazie sia stata ritrovata in quello che doveva essere uno scantinato dell’antico convento francescano di San Michele Arcangelo. Anche prima del ritrovamento, in quel luogo, i boari che portavano i capi di bestiame al pascolo raccontavano di sentire sempre, a mezzogiorno, il suono di una campanella. Un giorno un contadino vide sprofondare una parte del terreno che stava lavorando e, insieme ad altri compagni, si calò nella grotta sottostante e trovò la statua della Madonna delle Grazie. Tentarono invano di tirarla fuori dalla grotta, ma la statua non accingeva a staccarsi dal terreno. Decisero allora di togliersi le scarpe e, solo allora, riuscirono a sollevare la statua e riportarla alla luce.
Insieme a questo atto devozionale, la tradizione artenese vuole che la venerata immagine della Madonna delle Grazie resti “nascosta” alla vista per tutto l’anno con solo due ostensioni pubbliche ordinarie: il venerdì precedente la terza domenica di maggio; e in prossimità della festa del Ss.mo Nome di Maria, il 12 settembre. Non sono mancate, nella storia, ostensioni pubbliche straordinarie come, per esempio, quelle domenicali durante il lockdown causato dalla pandemia da Covid-19 nel 2020, ma queste sono sempre causate da eventi straordinari e spesso tragici.
Il velamento delle immagini sacre e delle reliquie più insigni è in uso da diversi secoli nella Chiesa e ha radicamenti biblici. Leggiamo, infatti, nella Scrittura, che l’Arca dell’alleanza, dove erano deposte le Tavole della Legge date da Dio a Mosè, era custodita nel cosiddetto Santo dei Santi, all’intero del Tempio di Gerusalemme, che la nascondeva alla vista di tutti e che solo un sacerdote, una volta l’anno, poteva entrare e stare al suo cospetto per l’officiatura dei riti previsti.
Un altro esempio, sicuramente famoso, è la sacra Sindone custodita nella cattedrale di Torino, che viene esposta al culto pubblico solo in rare occasioni. Ad oggi, l’ultima ostensione è avvenuta nel 2015, dal 18 aprile al 24 giugno.
La reposizione e il velamento delle immagini servono per stimolare il desiderio profondo dell’uomo verso la contemplazione. Tutti i grandi personaggi biblici, da Abramo a Mosè, durante le loro vite hanno desiderato la contemplazione del volto divino, arrivando solo, però, a contemplarne l’ombra. Il Vangelo non è meno ricco di questo desiderio, infatti, basta ricordare gli apostoli che chiedono a Gesù di mostrare loro il Padre. Questo desiderio è cantato anche dal salmista, quando inneggia «il tuo volto io cerco Signore, non nascondermi il Tuo volto».
Perciò, la scelta che ci hanno tramandato i nostri padri e le nostre madri, di rendere rare anche le ostensioni della sacra immagine della Madonna delle Grazie, serve per accrescere il desiderio, l’attesa, il rispetto e la venerazione più grande verso Maria.
Anche se velata agli occhi, la Madonna delle Grazie è sempre presente e custodita gelosamente nel cuore di ogni artenese devoto che, contemplandola in segreto, scopre in Lei il dono della vita e della grazia.